La Psicologia Dinamica, in particolare la Psicoanalisi e la tradizione freudiana, considera il sogno come la via regia per raggiungere l’inconscio. Con uno dei suoi più grandi capolavori, “L’interpretazione dei sogni” (1899), Freud ci ha permesso di andare oltre la piena coscienza e consapevolezza presente negli stati di veglia, attribuendo grande importanza alle manifestazioni oniriche e agli effetti che le stesse avevano sui pazienti. Il sogno, visto come il soddisfacimento allucinatorio di un desiderio arcaico rimosso, assume grazie agli autori successivi (Fosshage, 1997), anche altre funzioni come ad esempio una funzione evolutiva (che ha lo scopo di consolidare nuove rappresentazioni psichiche emergenti in quel particolare periodo di vita), una funzione di regolazione (degli stati affettivi che invadono il soggetto e hanno bisogno di una rappresentazione psichica in immagine), e una funzione fotografica dello stato emotivo-relazionale della persona in quel momento (Mangini, 2000). Vi sono numerosissime altre funzioni che il sogno può svolgere, come ad esempio tenere unito un Sé corporeo che in quel particolare momento sta andando incontro a una possibile dissoluzione/disgregazione a causa di, ad esempio, un abbassamento repentino dell’autostima dovuta a fattori esterni o interni della persona. In questo caso il sogno può essere l’ultima difesa disponibile per mantenere un sé coeso (Kohut, 1977).
Ma cosa sogna un atleta prima di una gara importante?
Le tensioni che vengono avvertite consciamente o meno durante la veglia, possono essere espresse, evacuate, scaricate tramite agiti (e quindi con una modalità di scarica attiva che consente di liberarsi momentaneamente da una carica emotiva ingestibile), oppure alfabetizzate e quindi espresse in parole. Se ciò non avviene, può accadere che si passi a una modalità differente, come quella allucinatoria di contenimento o scarica nell’onirico (Freud, 1911c; Bion 1962).
In momenti, dunque, di forte stress emotivo, come ad esempio nei giorni che precedono un evento sportivo in cui si metterà alla prova non solo tutto il duro lavoro espresso in allenamento, ma anche la propria tenuta mentale e la capacità di far fronte alle proprie ed altrui aspettative sul risultato e sulla performance, può accadere che parlare con il migliore amico o impegnare la mente in attività ludiche o distraenti non consenta di sbloccare completamente quell’ingorgo emotivo venutosi a creare.
Nella notte e nel sogno, intesi come depositari dei nostri più arcaici e inconoscibili segreti, accade spesso che si venga a contatto con sogni angosciosi, disturbanti, destabilizzanti, che comunemente definiamo “incubi”.
Possiamo immaginare una relazione tra i fatti e le situazioni reali della nostra vita e questi incubi così spaventosi?
Secondo la psicologia del Sè, il contenuto manifesto del sogno, ovvero le immagini oniriche direttamente rappresentabili e narrabili durante la veglia, sarebbe il principale messaggio riguardante lo stato attuale del sé che il nostro inconscio riesce a trasmetterci. Sembra quasi si tratti di un segnale in grado di armonizzare nuovamente parti del proprio sé che rischiano di cadere in un disequilibrio rispetto alle parti pregnanti, normative che dominano incontrastate e che comunemente definiamo come “la nostra identità”.
Può accadere anche che questi elementi visivi nascondano angosce molto più profonde che riemergono in situazioni simili al trauma che le ha generate. Freud, a tal proposito, riteneva che fosse il contenuto latente (ciò che sta sotto il contenuto manifesto, e dunque va interpretato e “scovato” tramite il progressivo smascheramento del lavoro onirico e dei meccanismi che stanno alla base dello stesso) il contenuto reale del sogno, il messaggio che ribolliva e premeva per venir fuori.
Sembrano dunque esserci diverse scuole di pensiero che attribuiscono svariate dinamiche e funzionalità al mondo onirico. Tutti questi approcci convergono però nel ritenere che i sogni siano di fondamentale importanza per il benessere psico-fisico delle persone, oltre ad influire pesantemente anche a livello cosciente; a questo proposito Calvino afferma: “Ogni livello di realtà agisce su un altro livello di realtà e lo trasforma”.
Se questo valesse anche per i sogni, potremmo ipotizzare che la qualità dei sogni degli atleti possa influire sulla performance degli stessi.
Non vi sono numerosi studi a riguardo in letteratura, ma sarebbe interessante indagare, una volta monitorato il clima e l’atmosfera che circonda ogni sportivo, quanto i sogni siano per lui importanti o implichino delle variazioni (in positivo, grazie a sogni riparativi che mettono al sicuro il sé della persona, o in negativo, in relazione a sogni angosciosi che riflettono una condizione del sé frammentata o deficitaria) nell’approccio alla gara, nella visione di sé, nell’autostima e auto-efficacia, nella prontezza mentale e fisica, nel rapporto con eventuali compagni, allenatore e pubblico.
Per comprendere meglio, riporto un sogno esemplificativo di quanto esposto finora, concentrandomi brevemente sui motivi che lo hanno scatenato e avanzando ipotesi su una possibile consequenzialità di eventi che potrebbero avere dei nessi (non certamente causali) tra loro. Il focus sarà sul “poi che”, senza passare al “poiché” più causale (post hoc: ergo, propter hoc!) (Bolognini, 2016).
Simone: “Ero in un periodo felice della mia vita, andavo bene a scuola e il rapporto con i miei compagni era non certo idilliaco, ma non mi creava particolari problemi. Mi aspettava una partita decisiva per la mia vita, la finale dei campionati italiani di tennis tavolo, categoria doppio misto. La mia compagna era una ragazza di un’altra città, con cui non avevo mai giocato fino a quel momento. La mia squadra in passato era composta da altri ragazzi.”
Sogno della notte precedente alla partita:
Mi trovo in un’altra palestra, non la mia. C’erano mio padre e mio fratello che mi guardavano dagli spalti. Io mi trovo in campo e provo schemi con i miei compagni di squadra. Parlo con loro, sono tranquillo e molto concentrato. Le magliette che indossiamo non sono le solite. Siamo comunque felici e ci rendiamo conto di aver raggiunto già da adesso un risultato molto importante. Manca, nel sogno, la compagna con cui avrei dovuto giocare la partita.
Simone si sveglia teso, ma non dà inizialmente importanza all’accaduto. Successivamente dialogando con il padre, invece, scopre che durante la notte ha parlato nel sonno, chiedendo allo stesso se avesse portato con sé la racchetta per lui. Riferisce di non aver mai avuto esperienze di questo tipo. Pian piano, durante la giornata ritrova la serenità dopo aver sperimentato una graduale tensione nel pre-partita e vince, insieme alla compagna, il titolo di campione italiano di tennis tavolo.
Possiamo ipotizzare che il contenuto apparentemente idilliaco di questo sogno abbia avuto proprio la funzione di salvaguardare il sé della persona dalle tensioni derivanti da un evento tanto atteso per lui e per le persone più importanti (padre, fratello, compagni di una vita), costruendo un contenuto manifesto di gioia e felicità, in cui la speranza per una buona riuscita della performance e lo sguardo positivo dei cari fanno da padroni.
L’episodio della richiesta da parte del ragazzo al padre, in un momento che lui stesso definisce di sonnambulismo, potrebbe essere il riflesso di un bisogno di contenimento da parte della figura paterna, che appare anche nel sogno in veste di spettatore-accompagnatore.
Da notare anche la consapevolezza da parte del ragazzo dell’assenza della compagna nella scena onirica (oltre che della madre) la quale evidentemente non era ancora integrabile e sembra essere compresa in quella che viene definita allucinazione negativa,
una sorta di silenzio in immagine, un momentaneo buco. La condizione di estraneità che si ritrova a vivere (palestra e maglietta diversa) nel sogno sembra riportarci a una situazione inusuale nella quale Simone si trova immerso, dove non tutto “è al suo posto”, ma non ne è preoccupato. Dunque, il sogno sembra non soltanto aver avuto la funzione di proteggere
il sonno, ma anche quella di trovare un know-how concreto, una risoluzione attiva di una situazione altrimenti difficilmente gestibile. Infatti, proprio la capacità elaborativa (Grinberg et al. 1967), oltre a quella risolutiva di un problema, sembra essere all’opera in sogni di questo genere, fondamentali per approcciarsi al meglio agli eventi carichi di componenti affettive della nostra vita.
A cura di
Dott. Giuseppe Parisi
Bibliografia:
- Bion W.R., Apprendere dall’esperienza (1962), Armando, Roma (1972).
- Bolognini S., Il sogno cento anni dopo (ed. 2016), Mimesis, Frontiere della psiche, Fano (PU).
- Fosshage J. L., The psychological functions of dreams: in Revised psychoanalitic perspective. Psychoanal. contemp. Though, vol. 6, 641-69 (1983).
- Fosshage J.L., The organizing function of dream mentation, Contemp, Psychoanal, vol. 33, 434-58 (1997)
- Freud S., L’interpretazione dei sogni (1899). Vol. 3, Boringhieri.
- Freud S., Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico, (1911c) vol. 6, Boringhieri.
- Mangini E., Separazione: pensabilità ed evoluzione teorico-clinica di un concetto, in Mangini e Pavan (1993)
- Grinber L., Funzione del sognare e classificazione clinica dei sogni nel processo analitico (1967), Loescher, Torino.
- Kohut, Heinz. (1977). The restoration of the self. New York: International Universities Press.