L’Europeo U15 di Tchoukball : due squadre italiane.
A cura del Dott. Paolo Ferioli
Dal 27 al 30 Luglio ho partecipato all’europeo di Tchoukball con la squadra M15 (under 15 maschile). Le competenze da psicologo sono state messe in gioco, ma non in veste professionale.. Per comprendere meglio il lavoro svolto è necessario fare alcune premesse:
– il tchoukball è uno sport ancora in diffusione, ma nel quale l’Italia è una realtà solida a livello mondiale (2° posto nel 2011; 3° nel 2015; campione europeo in 5 categorie su 7 nel 2018). È uno sport di squadra che richiede competenze coordinative discrete, competenze fisiche attualmente non altissime, ma soprattutto un’alta capacità di combinare le proprie capacità con quelle dei compagni.
– essendo l’Italia paese ospitante, c’era la possibilità di portare una seconda squadra che avrebbe giocato quanto le altre, ma fuori classifica. Se per la prima abbiamo selezionato i ragazzi più avanti a livello di gioco, potendo raggiungere un livello medio molto buono, nella seconda squadra il livello era molto eterogeneo, sia a livello fisico che tecnico.
– ho preso parte al torneo dopo un progetto di 2 anni in veste di allenatore (insieme ad un altro allenatore della zona nord). Abbiamo visionato circa 35 ragazzi, di cui ne abbiamo selezionati 12 per la “prima” squadra e 12 per quella “fuori classifica”. I ragazzi hanno condiviso almeno 8/10 allenamenti assieme (ai quali abbiamo sempre cercato di unire momenti conviviali, anche perché per alcuni richiedevano trasferte di 300km).
– l’europeo, per noi 2 allenatori, voleva essere una competizione, ma anche un momento di crescita e sperimentazione per i ragazzi, molti dei quali al primo impegno internazionale. Inoltre, essendo un evento che comporta costi per le famiglie, eravamo decisi a concedere a tutti le stesse possibilità.
Lasciando a youtube il compito di far conoscere il gioco per comprendere meglio le dinamiche tecniche (https://www.youtube.com/channel/UCg7AF98UmTAPIJ78h50E-GQ; qui troverete tutte le partite, anche del torneo “senior”), ci si vuole qui concentrare sul lavoro psicologico fatto sulle due squadre.
Gli allenamenti sono sempre stati in contemporanea (anche perché le selezioni definitive sono state fatte a un mese e mezzo dal torneo, per ragioni organizzative), per cui gli esercizi svolti partivano sempre da un livello base, che si alzava per analizzare le capacità di ciascuno.
Già da prima delle ultime selezioni, abbiamo creato un gruppo whatsapp che consentisse di comunicare coi ragazzi anche per ragioni organizzative, ma soprattutto per coltivare quel terreno comune su cui lavorare ai ritrovi (azioni da vedere; esercizi fisici da fare e di cui condividere foto/video; scherzi da spogliatoio).
Ad ogni allenamento si cercava poi di inserire attività o esercizi che garantissero una dimensione ludica del ritrovo e dello stare insieme.
SQUADRA A:
Come anticipato, la squadra era composta da 12 elementi, tecnicamente ad un livello molto buono (con alcune eccellenze), con elementi già specializzati in 2 ruoli (nel tchokball sono 5 attualmente); livello fisico eterogeneo ma valido; identità di gioco da formare; coesione di squadra discreta. Agli ultimi allenamenti pre-europeo non abbiamo potuto averne più di 8 a seduta, per cui era fondamentalmente la prima volta che giocavano assieme.
Il loro percorso è stato lineare come risultati (solo vittorie), ma con prestazioni discontinue nell’arco dei 3 giorni della competizione:
1° partita: derby con l’altra italiana, vinto ma con un inizio in bilico
2° partita: con la Germania (futura finalista), vinta nonostante una prestazione non ottimale
3° partita: vinta con la Francia, ma dopo 2 tempi su 3 in svantaggio o punto a punto.
4° partita: vinta agevolmente con l’Ungheria (squadra alla prima esperienza)
5° partita: vinta contro il Regno Unito, dopo un primo tempo non brillante
Semifinale: vittoria molto ben giocata col Regno Unito, con spazio a tutti i giocatori
Finale: vittoria molto ben preparata e ben giocata con la Germania
Il lavoro con loro è stato importante soprattutto in 3 fasi:
– durante gli ultimi allenamenti, nel quale abbiamo selezionato i 12, abbiamo fatto loro intendere il tipo ed il livello di gioco a cui potevano arrivare e abbiamo fatto scegliere democraticamente il capitano.
Altri aspetti li hanno curati loro spontaneamente (es: il grido di squadra, le comunicazioni in campo) in maniera efficace, anche per la presenza di 3 giocatori già presenti allo scorso europeo (1° posto nel 2016).
– fuori dalle partite, cercando di tenere insieme il più possibile i ragazzi, anche con gli atleti delle altre nazionali, per stimolare sia lo spirito gruppale, sia una competizione sana, che finisse sul campo e che fuori potesse essere sana conoscenza con appassionati dello stesso sport
– prima della finale, quando sono emersi tensione, agitazione per la partita più importante: lì abbiamo raccolto il frutto di alcuni semi piantati durante l’anno (la cura per il riscaldamento, di una routine comune e di quella personalizzata), ma è stato necessario un intervento che li aiutasse nel gestire l’ansia.
Prima, essendo stato prolungato il tempo d’attesa (per motivi tecnici), con alcuni esercizi per scaricare fisicamente la tensione (balzelli e scatti).
Tatticamente ci siamo preoccupati di dar loro imput chiari e adatti alle loro caratteristiche. Ne avevano compreso l’utilità tanto da non lamentarsi anche quando posizionati fuori dal loro ruolo congeniale (che poteva essere un fattore destabilizzante).
Successivamente, curando lo stato emotivo di ciascun giocatore, rafforzando per lo più i punti di forza di ciascuno (un esempio: una nostra ala destra, assente nella prima partita coi tedeschi, aveva paura lo difendessero. E’ bastato ricordargli che aveva il tiro più potente della squadra e che domandarsi se gli avversari avrebbero preferito averlo ancora out; il capitano ci teneva ad essere il primo a mettere giù punto e da lì non si è fermato).
Il risultato è andato oltre le nostre aspettative, con una vittoria netta mettendo in campo tutti i giocatori per almeno un tempo e i ragazzi concentrati sul gioco per tutti e 3 i tempi (meno il minuto finale, dove sul +19 hanno realizzato di esser ormai arrivati).
SQUADRA B:
La squadra B era profondamente diversa: tecnicamente molto più eterogenea (fondamentali a livelli diversi, anche nello stesso giocatore); fisicamente meno dotata (anche per un’età media ridotta); carenza di giocatori per alcuni ruoli e sovrabbondanza per altri. Anche a livello relazionale c’erano dei sottogruppi un po’ consolidati ed alcuni ragazzi un po’ introversi. A differenza della A però, agli ultimi allenamenti le presenze erano state buone, per cui erano abbastanza consapevoli delle proprie caratteristiche e sui propri limiti.
Il loro percorso è stato un altalenante crescendo, purtroppo premiato solo in parte dai risultati, ma con alcune belle soddisfazioni:
1° partita: derby con l’altra italiana, perso, ma dopo una prima metà di partita punto a punto
2° partita: sconfitta con il Regno Unito, risultato emerso solo nel terzo periodo e dovuto anche ai cambi decisi in partenza, fatti per far giocare tutti, ma che purtroppo destabilizzavano il gioco
3° partita: vinta agilmente con l’Ungheria, dando spazio a tutti
4° partita: sconfitta con la Francia, ma con innalzamento del livello di gioco da parte di molti giocatori
5° partita: sconfitta con la Germania, ma dopo aver chiuso il 2° tempo in parità. La loro miglior partita del torneo (che lasciava tanta soddisfazione e qualche rimpianto)
6° partita: vittoria nell’amichevole con l’Under18 femminile francese. Risultato utile per il morale.
Con loro il lavoro è stato più impegnativo, ma stimolante:
– durante gli allenamenti si è cercato di lavorare il più possibile sul gioco, cercando di rinforzare le certezze (alcuni gesti tecnici; strategie da evitare); setting mentale da adottare in caso di errore (analogamente alla pallavolo, anche nel tchoukball “ogni palla è importante”); resilienza ai momenti negativi o molto discontinui.
– durante il torneo, abbiamo spesso analizzato e rianalizzato (nel poco tempo disponibile) le partite, cercando di mostrare ai ragazzi il perché delle nostre scelte tecniche e tattiche (conformi alle loro caratteristiche). Purtroppo il livello di affiatamento non alto tra i ragazzi ha un po’ rallentato l’acquisizione gruppale di questa consapevolezza.
– in conclusione al torneo ci sono stati due momenti in cui è stato concluso il lavoro con questa squadra: uno, dopo la vittoria della squadra A, abbiamo voluto che tutti i ragazzi facessero la foto finale assieme, per ricordare che, seppure due squadre, è stato un gruppo unico per più di 18 mesi; due , il giorno successivo ai saluti, abbiamo fatto “i pagelloni” dei ragazzi, mettendo in mostra (con tono ironico) i progressi fatti durante il percorso ed anche gli errori. Questo rimando ai ragazzi è piaciuto molto e ha smosso emozioni che hanno poi comunicato sia sul gruppo, sia singolarmente.
Piccola parentesi: un altro aspetto fondamentale è stata la gestione dei genitori, coi quali è stata creata lentamente un’empatia significativa, condividendo soprattutto obiettivi, difficoltà e risorse, e dai quali abbiamo avuto una grande collaborazione.
Come anticipato, le competenze psicologiche sono state mescolate nel lavoro da allenatore, ma sono state una componente importante, seppure in maniera diversa, per entrambe le squadre.