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sabato, 17 Dicembre 2016 / Pubblicato il Uncategorized

Il Training autogeno nello sport è utile? Come e perchè?

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Federica Pellegrini

Il training autogeno è una tecnica di rilassamento ideata dallo psichiatra tedesco Schultz negli anni trenta. Questa tecnica permette di attenuare lo stress, l’ansia, gestire le emozioni e alleviare le malattie psicosomatiche in quanto il principio base è quello di unità psiche-soma. Mentre la medicina classica tende a vedere il corpo in ottica cartesiana, separando la mente dal corpo, con il training autogeno si guarda all’unione tra le due componenti in quanto si influenzano reciprocamente.Il training autogeno lo possiamo dividere in clinico e non clinico. In quello clinico  tramite i riferimenti psico-somatici del paziente, dopo aver esercitato il training autogeno, lo psicologo ha le competenze per esplorare la storia personale e aiutarlo nelle sue specifiche esigenze. Mentre nel training autogeno non clinico ci si limita all’apprendimento delle nozioni basilari e della tecnica di svolgimento. Il training autogeno ha una vastissima applicabilità in tutti i settori della vita quotidiana come il lavoro, le relazioni, l’equilibrio sonno-veglia,migliora l’ efficacia nella concentrazione, da serenità interiore, è utilizzato durante la gravidanza per prepararsi al parto, da un benessere psico-fisico globale ed è utilizzato infine anche nell’ ambito più a noi pertinente, ossia lo sport.

Vediamo ora come il training autogeno può essere utilizzato efficacemente per migliorare le prestazioni sportive.Alla base della tecnica sta il concetto di rilassamento che permette di scaricare tensioni interne che si possono accumulare sia a livello muscolare (allenamento) che psichico ( aspettative, giudizi, ambiente ostile, critiche) dovuto ai numerosi allenamenti e gare. Infatti è possibile notare durante il training autogeno scariche di tensioni chiamate scariche autogene (che si generano da sé). Queste scariche possono essere di tipo motorio (movimenti involontari di braccia e gambe, muscoli che vibrano), visivo (evocazioni di immagini), uditivo, olfattivo-gustativo, propriocettivo (parti del corpo che si dilatano), cinestetico (parti del corpo leggere che danno una sensazione di volo), scariche a livello dell’apparato circolatorio ( mani e piedi formicolate). Le scariche autogene, essendo indice di tensione, con l’allenamento autogeno tendono a scomparire.

Il training autogeno permette quindi di:

1)Alleviare l’ansia da prestazione soprattutto nell’attesa prima della gara.

2)Migliora la concentrazione per il gesto tecnico imparando a stare nel qui ed ora.

3)Abbassa la quantità di pensieri intrusivi durante gli allenamenti e la gara.

4)Riduce l’aggressività e l’impulsività che può danneggiare palesemente la prestazione in quanto si è preda dell’emozione.

5)Diminuisce le contratture muscolari abbassando la probabilità di infortunarsi rendendo il gesto tecnico più sciolto ed efficace.

6)Permette un miglior recupero dagli allenamenti e la qualità del riposo notturno.

7)Permette un miglior recupero dagli infortuni in quanto il training autogeno può essere adattato specificamente ai bisogni dell’atleta.

8) Attraverso l’uso di formule specifiche usate nel training autogeno è possibile aumentare la sicurezza in sé stessi e renderle specifiche per il proprio gesto tecnico.

Uno delle eventi più importanti nella storia dello sport è stato ai mondiali di sci alpino del 1974 in cui la nazionale italiana stravinse nello slalom gigante tanto che da quel giorno venne sopranominata “valanga azzurra”. Tutti questi atleti si allenarono costantemente nel training autogeno sotto la supervisione di L. Peresson fondatore del C.I.S.S.P.A.T.

E’ importante perciò che il training autogeno faccia parte del bagaglio personale dello  psicologo dello sport in quanto risulta una tecnica di allenamento mentale, utile ed efficacie.

Dott. Leonardo Gottardo

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