In un articolo della stampa del 24 luglio 2016 si afferma che in media ogni italiano assume quattro confezioni e mezzo di integratori alimentari all’ anno con un giro d’affari da 2,6 miliardi e un mercato costantemente in crescita. Forse non si sa che psicoterapeuti e dietologi hanno in cura pazienti che hanno abusato di integratori, del resto sono in libera vendita senza necessità di una prescrizione medica. Ormai questa tendenza di sostituire il cibo con gli integratori è diventata una moda. L’abuso di integratori necessita di un trattamento a livello psicologico in quanto rientra tra le deviazioni nel rapporto con il cibo e con se stessi. Anche se questo genere di dipendenza non è stata ancora conclamata gli effetti che ne comporta risultano ormai palesi. Le cause che determinano una compulsione da integratori, spiega il Dott. Roberto Pani docente di psicologia clinica e patologia del comportamento adulto, sono la pericolosa suggestione che gli integratori mettano in moto dinamiche magiche, taumaturgiche, in grado di esorcizzare la paura di invecchiare e di morire.
Se questo è il panorama presente nel mondo odierno da atleta professionista e tutt’ora atleta dilettante posso confermare quanto nello sport l’utilizzo di integratori sia fondamentale e considerata prassi normale. Certamente le esigenze nutritive di uno sportivo sono diverse da quelle una persona normale ma il concetto di dipendenza è sempre lo stesso. Il meccanismo mentale che instaura il circolo vizioso è quello di non sentirsi prestante al 100 % senza quello specifico integratore, ecco che allora prima di ogni gara o allenamento bisogna essere certi di aver usato quell’integratore altrimenti cade la propria sicurezza e senso di auto efficacia. I pensieri ossessivi che si sviluppano sono del tipo ” senza quell’integratore non posso dare il max” oppure ” sono svantaggiato già in partenza”. Certo nello sport una consulenza medica riguardo al proprio fabbisogno nutrizionale è maggiormente presa in considerazione rispetto ad una persona normale, ma non è comunque la prassi in quanto il fai da te è sempre presente.
E’ importante come psicologi nel settore sportivo prendere in considerazione questo tipo di dipendenze con gli atleti e saperle trattare in quanto sono parte fondamentale della psicologia individuale. Se una dipendenza da integratori crea una convinzione così forte di dare il massimo grazie ad esso dobbiamo considerarlo un campanello dall’allarme. Una delle possibili tecniche utili a riguardo utilizzata nella terapia cognitivo-comportamentale può essere il decondizionamento. Se l’atleta ha ormai associato l’uso dell’integratore alla buona prestazione bisogna far si che tale associazione si estingua, dimostrando a se stesso che può ottenere buone prestazioni senza essere dipendente dall’integratore. Sicuramente dopo più e più prove di una buona prestazione senza l’uso di integratore potrà cambiare questo tipo di associazione integratore-massima performance diventandone più libero.
Auguro a tutti una cospicua riflessione.
Dott. Leonardo Gottardo.