Il rapporto che si instaura tra uomo e cavallo deve essere basato sulla fiducia.
La componente della fiducia ci consente di comprendere come e perché la Psicologia Equina consideri il cavallo quasi come un individuo, capace di sperimentare emozioni fortissime e legarsi davvero al proprio “leader”. Esso ha, dunque, una personalità specifica e va rispettato nelle sue particolarità, nei suoi bisogni ed esigenze sia fisiche che psicologiche.
Ciò che fa la differenza nel consolidare la fiducia tra l’animale e l’uomo è la comunicazione.
Il cavallo è infatti un maestro del linguaggio del corpo, capace di captare ogni minimo gesto, attenzione particolare, cambio di umore e stato d’animo del proprio leader. È proprio nella comunicazione extra-verbale che ha luogo la vera interazione tra cavaliere e cavallo. Risulta dunque fondamentale per un fantino, ad esempio, imparare a riconoscere i micro e macro gesti/movimenti corporei del proprio compagno, che possano consentirgli di favorire o frustrare ottimamente (a seconda del momento e della situazione) le necessità espresse dall’animale. E’ qui che entra in campo lo Psicologo dello sport, concentrandosi sul potenziamento delle life skills e sulla corretta gestione delle emozioni come base della comunicazione e della fiducia tra uomo e cavallo.
Un esempio di come il cavallo sia in grado di comprendere la volontà dell’uomo è dato dalla reazione ai comportamenti dello stesso. Ci sono due tipi di modalità comunicative che l’animale utilizza per dare segnali al proprio leader e consistono nel gemito (tono basso, remissivo, e suono breve che indica dolore) e nel nitrito (che assume significati differenti, anche connessi a emozioni positive). Un altro elemento da considerare nel linguaggio del corpo del cavallo è rappresentato dal posizionamento delle orecchie che, a seconda del movimento e/o della rigidità, può indicare stati emozionali differenti che vanno dalla collera, all’indifferenza, all’attenzione verso l’ambiente circostante.
In Psicologia dello Sport è fondamentale l’approfondimento delle dinamiche comunicative tra gli atleti. A testimonianza del vincente connubio tra Psicologia dello Sport ed equitazione, riportiamo l’esperienza recentissima che i collaboratori di CISSPAT LAB hanno avuto il piacere di intraprendere con la FISE (Federazione Italiana Sport Equestri). Gli esperti sono stati impegnati dal mese di Aprile al mese di Ottobre del 2017 durante le 7 tappe che hanno coinvolto le principali città del Veneto e tantissimi atleti, per il Trofeo di Equitazione Multidisciplinare Amatoriale Veneto. Tra le varie discipline sportive, come ad esempio il salto a ostacoli, si è tenuto il seminario di psicologia dello sport presentato dalla Dott.ssa Rosy De Felice e dalla collaboratrice di CISSPAT LAB Giada Franco, con ottimi riscontri.
Il focus degli esperti è sulla bravura e sull’attenzione del leader alle esigenze del proprio fedele compagno, che fa la differenza tra un esito positivo o negativo nella performance sportiva. Ad esempio, nel salto a ostacoli, una delle discipline più praticate da uomo e cavallo insieme, vi sono varie fasi: l’approccio, lo stacco, la sospensione e l’atterraggio. Ognuna delle fasi in questione presuppone che il cavallo si fidi del proprio fantino e che il fantino riesca a motivare il compagno, al momento giusto, ad eseguire alla perfezione il gesto tecnico. Infatti: Nel momento esatto in cui il cavallo abbassa la testa per valutare la distanza che lo separa dall’ostacolo, il cavaliere esercita una leggera pressione sul morso e il cavallo risolleva la testa, raggruppa gli anteriori e i posteriori, caricandovi il peso e infine effettuando il salto. In questa fase è importante che il cavaliere sposti il peso del proprio corpo e assecondi il movimento del cavallo, e al tempo stesso non solleciti nessun movimento attraverso le redini. Quindi il cavallo stende in avanti gli arti anteriori e solleva la testa dopo aver toccato terra, in modo da riottenere l’equilibrio e prepararsi al contraccolpo dell’atterraggio. In seguito riprende il galoppo e si prepara per il salto successivo.
Questo breve estratto ci permette di comprendere come la fiducia, la comunicazione sotto pelle che passa tra i due e l’affiatamento reciproco siano le basi per un’ottima riuscita nella performance sportiva.
Un punto cruciale sul quale ha senso riflettere è la necessità o meno di addestrare il cavallo; nel nostro caso oltre al rapporto affettivo, mettiamo l’accento anche sull’ambito sportivo, nel quale esistono altre discipline oltre il salto a ostacoli come ad esempio il Polo, che è considerato lo sport dei re e il re degli sport (che ha una risonanza mondiale grazie alla competizione organizzata dalla Federation of International Polo denominata Coppa del Mondo di Polo).
La diatriba tra la volontà di umanizzare il cavallo e il lasciarlo libero di seguire la propria natura è sempre aperta. Ciò su cui bisognerebbe soffermarsi di più è la genuinità con cui l’uomo dovrebbe approcciarsi all’animale, nato con istinti di sopravvivenza e inizialmente restio a prendere contatti con quello che può considerare per natura come un carnefice/nemico. L’uomo che viene a contatto col cavallo deve essere in grado di rispettarlo in ogni ambito e di vivere con esso una quotidianità (non forzata) e una convivenza votata al benessere comune. Il fine del rapporto non deve essere lo sfruttamento dell’animale, ma la cooperazione in vista di due principali obiettivi:
- Un primo obiettivo riguarda la spinta verso la “riflessione”, intesa come la capacità di riuscire a vivere a contatto con l’uomo senza paura (da parte dell’animale), al fine di sviluppare un rapporto ottimale con lo stesso;
- Un secondo obiettivo, dopo il primo in ordine di importanza, legato alla performance sportiva, che presuppone la presenza di tutti gli elementi precedentemente descritti (fiducia, comunicazione e confidence).
Nel montare un cavallo, noi prendiamo in prestito la libertà.
Helen Thomson
Dott. Giuseppe Parisi
BIBLIOGRAFIA
Animali.net
Manzetti.it/istruzione_privata.
Thomassaddlery.it/psicologia-equina